Alex Coghe, editore e fotografo italiano, attualmente residente a Città del Messico, è specializzato in street photography oltre che in fotografia erotica e fashion. Probabilmente avrete già sentito parlare di lui dato che ha pubblicato una guida alla street art nonchè un manualetto sulla fotografia erotica .
Ma quello di cui vi vogliamo parlare oggi, e di cui vi diamo qualche “assaggio visivo,” è il suo ambizioso progetto Mexicana, una rivista che è una vera celebrazione della donna latina in tutta la sua calda naturalezza.
Ma quello di cui vi vogliamo parlare oggi, e di cui vi diamo qualche “assaggio visivo,” è il suo ambizioso progetto Mexicana, una rivista che è una vera celebrazione della donna latina in tutta la sua calda naturalezza.
Mexicana Magazine è un progetto particolarmente ambizioso in quanto mira a riportare l’erotismo nella realtà. Le tue foto infatti si distinguono per uno stile “crudo”, dove l’uso di photoshop è minimo e la femminilità è libera di esprimere sé stessa, fuori dagli schemi della bellezza imposti oggi dai media. Pensi che la donna messicana sia più adatta e disponibile a farsi ritrarre in questo modo, rispetto per esempio alle ragazze italiane?
Mexicana Magazine vuole proporre, attraverso un progetto tra fotografia documentaria ed erotica, la bellezza delle donne messicane senza stereotipi, evitando quei luoghi comuni e un’idea errata di ciò che è Messico oggi. Quello stile crudo a cui fai riferimento se ci pensi è soltanto un approccio giornalistico a cui sono indubbiamente legato come fotografo. Con il tempo e con l’arrivo del digitale e di photoshop si è perso un po’ il senso di cosa è naturale in fotografia. E quindi la fotografia che non è eccessivamente editata appare essere quasi “alternativa”…quando di alternativo ha ben poco. Per me si tratta della naturale essenza della fotografia, da sempre penso a comporre e realizzare buone foto con la fotocamera, non passando molto tempo davanti ad un computer e ad un programma di editing. E ti sto parlando da fotografo che utilizza quasi esclusivamente digitale.
Per tornare alle donne messicane e a questo progetto: sono sposato con una donna messicana da oltre quattro anni. Carmen è una professoressa di Storia e, senza dubbio, anche stare al suo fianco mi ha stimolato a ideare e realizzare questo progetto che è sicuramente erotico, ma ingloba al suo interno anche un valore antropologico assolutamente rilevante.
Nonostante il progetto sia dedicato solo a donne messicane non penso affatto che la donna messicana sia più disponibile a farsi ritrarre così rispetto alle ragazze Italiane. Sono convinto che ci siano moltissime ragazze in Italia che vorrebbero partecipare ad un progetto di questo tipo. Magari sono un illuso, ma io credo che un prodotto naturale, non artefatto vinca sempre alla fine.
Il progetto nasce anche dalla voglia di vedere una rivista di fotografia autenticamente erotica. Vediamo riviste che si dicono per adulti e si tratta, nella maggior parte dei casi, di pornografia o prodotti ipocriti che parlano di qualunque cosa, dall’ultimo Mercedes alla moda hipster di farsi crescere la barba e in mezzo inseriscono un servizio fotografico che non è erotico, è solo fotografia stile book di modelle realizzata in qualche isola esotica…
Il progetto è diviso in due: Mexicana Magazine è una rivista erotica che al momento esce ogni due mesi, in formato elettronico (pdf) e conta su un gruppo di fotografi, quindi oltre al sottoscritto ci sono altri fotografi messicani e ospitiamo anche autori internazionali. Nel numero due abbiamo avuto l’onore di avere con noi il grandissimo Roy Stuart.
In futuro ci sarà l’uscita di libri che conterranno foto esclusivamente mie e che saranno distribuiti internazionalmente.
Questo progetto erotico si potrebbe definire anche documentaristico, dato che i luoghi mi sembra influenzino molto i soggetti fotografati. Cosa ti piace in particolare del Messico? Cosa vuoi condividere di questo Paese attraverso Mexicana magazine? Cosa ti ha portato a scegliere di vivere qui? Qual’è la differenza che hai notato di più tra l’Italia, il tuo paese d’origine, ed il Messico? Quali differenze tra le donne italiane e quelle messicane? in cosa cambia il loro modo di affrontare la vita rispetto alle ragazze italiane? Ti chiedo questo, in particolare, perchè le immagini in Mexicana trasmettono una “reale” forza femminile che raramente emerge dalle riviste patinate e nella donna protagonista dei media in generale….
Io credo che questo progetto sia una grande opportunità per molte ragioni. E’ un’opportunità come ti ho detto di allontanarci da certi stereotipi sulle donne messicane. Ad esempi,o mi inorgoglisce il fatto di vedere lettori della rivista da paesi come Giappone, Australia o anche la Germania. Alcuni di loro ci hanno contattato per esprimere la loro sorpresa nel trovare similitudini con le ragazze giapponesi.
Oggi una donna in Messico può essere tatuata, e magari non essere una devota della Vergine di Guadalupe…Il Messico non è solo uno e questo mi interessa proporre con Mexicana Magazine. Se ci pensi è una scusa per mostrare anche parte di questo paese: può essere l’arredamento tipico in un’abitazione privata in Atizapan o tutto il contesto urbano di Coyoacan…non ci sono molte occasioni di mostrare questo a livello mondiale.
Sono venuto qui per amore, per sposare la donna che ha decisamente cambiato la mia vita. La differenza più evidente con l’Italia è che qui la gente ancora vive giorno per giorno. E questo, credimi, è al tempo stesso un aspetto positivo ma anche negativo. Le donne messicane sono generalmente più aperte, più disponibili, anche se non amo mai generalizzare. Io credo che la donna messicana sia generalmente dotata di una forza che le permette di affrontare la vita in maniera diversa da donne di altri paesi. E’ quel “fuoco latino” che a volte è rintracciabile anche in certe donne del Sud Italia, hai presente certi personaggi interpretati dalle nostre Sophia Loren e Claudia Cardinale? Ecco, credo sia un buon esempio… Se tu hai notato questo nelle immagini della rivista ne sono lusingato, contento che sia riuscito a far emergere questo fuego de Mexico. Lasciami aggiungere una cosa: sarebbe un sogno realizzare un progetto simile in Italia, e per parlare di sogni, c’è una modella in Italia che vorrei fotografare: Vanessa Hassler. Mi auguro che lei possa leggere questa intervista.
Ho letto del tuo libro e delle tue lezioni sulla street photography. Pensi che sia corretto dire che l’approccio che usi “sulla strada” sia lo stesso per i ritratti che vanno a formare ogni numero di Mexicana Magazine?
Non credo sia lo stesso, ma certamente le mie conoscenze di fotografo di strada mi aiutano molto nel lavoro con le ragazze che posano per Mexicana Magazine o per gli altri progetti erotici e fashion.
Sono certamente convinto che se non fossi anche un fotografo di strada probabilmente le mie foto sarebbero state diverse o, molto più probabilmente, non ci sarebbero neanche state. E’ grazie alla street photography, in fin dei conti, che sono diventato fotografo. E applico gli insegnamenti della fotografia di strada anche quando impegnato a fare fotografia di moda o erotica. In passato ho ottenuto “assignments” con marchi prestigiosi della moda, come ad esempio Burberry, proprio grazie al mio approccio “stradaiolo”. Per me la spontaneità è fondamentale nel tipo di fotografia che propongo. Anche quando fotografo modelle sono molto istintivo. I miei sets non sono mai eccessivamente preparati: le mie modelle sono come le puoi vedere nella vita di tutti i giorni e io lavoro la maggior parte del tempo con luce naturale, affidandomi alle sensazioni del momento, contando sulla mia abilità di catturare il momento decisivo. Ma è un momento decisivo assolutamente non preparato perché – anche se si tratta di fotografia con modelle – amo spesso ripetere che le migliori modelle sono quelle che posano senza posare. E io come fotografo sono sempre alla ricerca della casualità.
Se dovessi definire un tipico set con me, direi si tratta di un flusso ininterrotto, una porzione di tempo durante la giornata nella quale io e la modella ci incontriamo ed io non dirigo quasi mai ma mi limito piuttosto a suggerire. Tutto avviene in maniera naturale e molto, molto reale. Non c’è recitazione, anzi non amo molto quelle modelle che recitano, che interpretano ruoli. Per me la fotografia è sempre un fatto di documentazione, poi questa può essere di qualunque cosa stia avvenendo, anche di una sensazione, di uno stato d’animo.
Io mi limito a registrare quello che sta avvenendo, lasciando libera la modella (o le modelle) di fare quello che preferisce, lasciandosi andare alle sensazioni del momento, facendo quello che le passa per la testa. Ecco, si…in questo senso è per molti versi simile a quello che io faccio come fotografo di strada.
Ti piace Charles Bukowski come scrittore. Trovi anche tu che lui stesso apprezzerebbe la naturalezza dei tuoi shooting? Pensi che i suoi libri ti abbiano in qualche modo formato nel tuo approccio alla fotografia erotica?
Bukowski è il mio scrittore preferito e certamente il suo lavoro mi ha influenzato sotto molti punti di vista. Come scrittore io stesso prediligo un approccio minimalista, essenziale. E considero la fotografia essere un’altra forma di scrittura quindi le influenze come narratore visuale arrivano non solo da altri fotografi ma anche da scrittori o dalla musica che ascolto, il cinema che vedo…
Non ho nessuna presunzione che a “Hank” sarebbero piaciute le mie immagini, ma posso dirti che a parte Bukowski, altri scrittori sono molto importanti a livello di ispirazione, in particolare prediligo la letteratura nordamericana, tra questi sicuramente: Hunter S. Thompson, Bret Easton Ellis, John Fante, Tom Robbins, naturalmente Hemingway, Henri Miller…
L’ispirazione può arrivare da qualunque cosa: la musica di Type O Negative, Alice In Chains, Nick Cave, Tom Waits ad esempio…anche se quando sono alle prese con l’editing, la mia scelta è solo una: Nujabes.
Amo il cinema indipendente, il cinema dell’estremo Oriente, con pellicole che vanno da The Arch fino a Tetsuo, ma le mie deviazioni sono state ampiamente alimentate anche dai B- Movies di Russ Meyer: Faster Pussycat Kill! Kill! Kill! che ritengo un capolavoro assoluto e anche certa spazzatura orgogliosa di esserlo, come quella proposta dalla casa di produzione Troma.
Amo il cinema indipendente, il cinema dell’estremo Oriente, con pellicole che vanno da The Arch fino a Tetsuo, ma le mie deviazioni sono state ampiamente alimentate anche dai B- Movies di Russ Meyer: Faster Pussycat Kill! Kill! Kill! che ritengo un capolavoro assoluto e anche certa spazzatura orgogliosa di esserlo, come quella proposta dalla casa di produzione Troma.
Alex Coghe: sito ufficiale e tumblr .
Mexicana Magazine: tumblr e shop.